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Leggere il bambino. Ricerche italiane*

Carlo De Panfilis

L'etimologia del verbo leggere è da ricondursi al latino legere, che trova affinità nel greco λέγω (lego), con il significato di raccogliere o dire. Infans è il termine che indica chi non parla, chi dipende dall'Altro, chi non ha ancora acquisito il linguaggio. 

Il fatto che il bambino parli poco o parli in modo frammentario non gli impedisce di essere situato nel linguaggio in quanto tale. Allo stesso modo, anche quando c'è un dire del bambino senza parole, esso è strutturato come un dire. 

L'inconscio è strutturato come un linguaggio: che parli o meno, che sia un bambino o un adulto, il soggetto è completamente definito dalla sua collocazione nel linguaggio. 

Jacques-Alain Miller ci mostra, a più riprese, a quello che assistiamo nel reale, al modo in cui il bambino sorge dai significanti dell'Atro. Descrive, inoltre, lo statuto del  bambino come " soggetto da educare",[1] evidenziando la dimensione di oggetto che incarna il bambino nel mondo contemporaneo e ponendola come un gioco di potere. È la rete di significanti in cui sono inseriti che determina il loro status di oggetti.  

Si tratta allora, con il bambino, di leggere, raccogliere il dire del bambino,  nella doppia estensione: sostenere il dire e far emergere il soggetto dell'enunciazione, laddove la cura, l'educazione e l'apprendimento mirano a metterlo a tacere; testimoniare e operare attivamente nei luoghi dove la parola del bambino non è raccolta, forclusa o non compresa, nei luoghi sociali e istituzionali che riguardano e toccano la vita del bambino.   

Orizzonti  di un'impasse    

Tutti sono folli (tema del prossimo congresso della AMP),[2]  questo aforisma di Lacan, tanto attuale quanto sovversivo apre uno sguardo chiarificatore sull'impasse della pratica clinica sanitaria pubblica  basate sui principi del neurosviluppo cercano nel disfunzionamento dell'organismo la causa della sofferenza dei soggetti in divenire, confondendo l'organismo con il reale. La medicalizzazione operata dalla logica del neurosviluppo é la causa della depatologizzazione selvaggia che nega il soggetto con la propria divisione, la propria parola, e separa il bambino dal suo Altro, producendo una moltitudine di drammatiche solitudini. 

Oltre al discorso biomedicale e alla logica del neurosviluppo, che forclude la parola del bambino, c'è un ideale di autonomia e di autodeterminazione che minaccia il bambino.  Il bambino è un essere in divenire, non è un adulto, ma un essere in costruzione. Ha una capacità molto limitata di dire io e di distanziarsi da quello che l'altro dice, difficoltà di situarsi in un  proprio dire che lo rappresenta.

Accogliere ciò che il bambino dice, accogliere i significanti che emergono, dando loro il posto di segni della relazione del soggetto con un Altro è ciò che apre uno spazio al dire del bambino, alla sua enunciazione come si è ascoltato e apprezzato molto bene negli interventi di questa mattina. 

Tutto questo è in tensione, sottotraccia, nei temi dei gruppi di ricerca che si sono costituiti intorno alla rete e la costituiscono.

La rete BIP

 Lo scopo della rete è promuovere l’orientamento e la pratica psicoanalitica a favore dei bambini nel campo della ricerca, della clinica, della terapeutica e in quello delle politiche del sociale. 

Attualmente si sono costituiti 10 gruppi di ricerca a cui partecipano più di 70 persone che provengono da quasi tutte le regioni italiane. Più di 70 persone con formazioni diverse, che orientano la loro pratica attraverso l'insegnamento di Lacan. 

I temi di ricerca avviati si articolano intorno ad una pratica con il bambino e l'adolescente  nei diversi luoghi di cura, nelle istituzioni socio sanitarie, nella scuola, negli ospedali, nei tribunali, nei centri di accoglienza e in diversi momenti della vita del bambino. 

Le ricerche dei 10 gruppi di lavoro si articolano intorno a 3 grandi temi: 

1 Il bambino nel discorso analitico 

2. Gli interventi interdisciplinari con il bambino 

3.  I nuovi approcci metodologici nelle istituzioni medico-psicologiche per i bambini e gli adolescenti in grande difficoltà psicologica. 

Il bambino nel discorso analitico    

Su questo asse si collocano tre ricerche, accomunate da una messa al lavoro sul tema del fantasma e del sintomo nell'esperienza analitica, registri distinti dell'esperienza. Nel sintomo prevale la fissazione di una metafora, il godimento di parole congelate, di frasi che hanno un ruolo nel destino del bambino.  Ma quando il bambino è l'oggetto del fantasma della madre, ciò che predomina è un godimento che non si articola nella catena significante, un godimento che resiste all'interpretazione analitica in quanto tale.   

Una prima ricerca ha come tema: "Quando la parola prende corpo: il dire tra sogno e fantasma". Scoprire l'articolazione del dire, la sua grammatica e  come essa è messa al lavoro nel sintomo e nell’esperienza del percorso analitico di cura.  La rete dei significanti del bambino, la sua struttura, i suoi inciampi, le sue lacune. Il lavoro di ricerca si sviluppa attraverso la presentazione e la discussione di casi clinici e di approfondimenti nella teoria. (Bologna) 

Un secondo gruppo ha sviluppato la ricerca " Fantasma, sogno e velo".  Un bambino o una bambina, nel suo percorso di crescita è alle prese con la costruzione di un fantasma: che posizione può prendere lo psicoanalista o un operatore orientato dalla psicoanalisi? Che posto dare ai sogni dei bambini nel lavoro individuale e/o in atelier? Come sostenere, caso per caso, la costruzione e l’articolazione fantasma-sogno? (Roma)   

La terza ricerca ha riguardato il "Sintomo del bambino e le sue relazioni con la struttura familiare." La pratica clinica con casi gravi e con approfondimenti sul sintomo del bambino come verità della coppia, della coppia genitoriale,  e sul fantasma materno e della realizzazione dell’oggetto a. La funzione materna nella schizofrenia. (Bologna)

 Ricerca interdisciplinare sul bambino  

L’obiettivo della rete è quello di creare un campo di lavoro in grado di cogliere le forme del disagio del bambino nei luoghi nei quali si esprime: nei consultori, nelle scuole, negli ospedali, nei tribunali, nei centri di prima accoglienza. Il bambino si confronta crudamente con il reale, quando le sue difese non sono ancora cristallizzate e l’intervento dello psicoanalista è cruciale. 

Su questo asse: 

Ricerca sul tema: “Nell'abbandono e nella separazione a seguito di decisione dei tribunali o come conseguenza della emigrazione” Come sostenere l'emergere del soggetto di fronte alle particolari difficoltà che questi bambini sperimentano nella relazione con l'Altro - ad esempio, la difficoltà d'articolare bisogno, domanda e desiderio nel caso dell'abbandono precoce. Psicoanalisti, medici, psicologi che operano in città diverse si riuniscono intorno a questo obiettivo di ricerca.(Torino, Roma, Palermo) 

Il tema di lavoro di un  secondo gruppo: “Quando il minore incontra la legge”  A partire dalla pratica sono emerse diverse declinazioni del significante “legge” e della sua funzione: come tenere conto delle fantasticherie del minore rispetto ad un tempo mitizzato passato con i genitori, lì dove la legge interviene per prendere misure che dovrebbero garantire il suo benessere?  La parola nel processo, parola del minore audito, parola degli atti processuali: quale impatto sul soggetto? Partendo dalle impasse nella clinica, una ricognizione sulle questioni effettivamente in gioco per il bambino. (Roma, Torino, Pesaro)

 Un terzo gruppo di ricerca affronta il tema “Il bambino nel pronto soccorso pediatrico”, nel quale l'operatore sanitario è posto di fronte ad un sintomo apparentemente indecifrabile come il fenomeno psicosomatico. Come leggere, come ascoltare, quale direzione di cura e del trattamento? (Avellino)

Un quarto gruppo affronta “Studi e analisi della pratica con i bambini nella Scuola, nei servizi di pediatria e in quelli di neuropsichiatria” Come è possibile articolare un sapere sul bambino che risponda al sapere del bambino? Nei momenti della diagnosi e della cura, come sostenere la dimensione del sintomo dove la logica del disturbo mette a tacere o non permette di far emergere la parola del bambino? Ricerca interdisciplinare in cui sono coinvolte diverse figure professionali: medici, psicoanalisti, insegnanti, educatori, che operano in città diverse. (Rimini -Napoli - Arezzo) 

Un quinto gruppo di ricerca ha come tema: “Tra il bambino e il suo A(a)ltro" Un approfondimento della relazione del bambino di fronte al proprio Altro della cura oppure all’Altro del godimento nelle vesti  della madre e  dell’istituzione che si prende cura del minore.  ( Venezia, Treviso) 

Sui nuovi approcci nelle istituzioni medico-psicologiche per i bambini e gli adolescenti in grande difficoltà psicologica   

Ricerche sulla “Possibile declinazione di un passaggio soggettivo nei casi di autismo”, da una soluzione sintomatica a un'apertura verso il legame sociale attraverso il lavoro artistico come strumento per aprirsi al legame e all'apprendimento.  

A partire dalla lettura del testo di Daniel Roy [3], ci si interroga sullo “Statuto del sogno e del fantasma nell’autismo”, attraverso casi tratti dalla nostra pratica clinica negli atelier artistici, dalla psicoterapia individuale e dall’applicazione della pratica à plusieurs in ambito scolastico.( Venezia)

*Testo presentato alla Giornata Clinica della Scuola Lacaniana di Psicoanalisi Ciò che il bambino dice, Bologna 27/01/2024

[1] Miller J.-A., « L’enfant et le savoir », in Roy D., [s/dir.], Peurs d’enfants, Travaux récent de Institut psychanalytique de l’Enfant, Paris, Navarin, Coll. de La petite Girafe n°1, 2011, p. 14.  

 

[2] XIV Congresso AMP - Tutti sono folli - 22 al 25 febbraio 2024   


[3] Daniel Roy Sogni e fantasmi nel bambino Introduzione all’ 8a giornata dell’Institut psychanalytique de l’Enfant du Champ freudien, che si terrà nel marzo 2025, pronunciata in chiusura della 7a, il 18 marzo 2023. Testo stabilito con Romain Aubé ed Ève Miller-Rose.   


 

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