di Omar Battisti

Il 7 dicembre 2024 a Bologna la rete BIP2 darà corpo al suo lavoro con un incontro dal titolo: “Il fantasma e l'oggetto nel bambino”.   

Che vuol dire? Ma ancor prima, cos'è BIP2

La rete Bambino Inconscio Psicoanalisi Politica accoglie il lavoro di chi nella propria pratica con i bambini, (a scuola, in ospedale, in tribunale, in studio, in palestra e ancora altrove) rispetta il sapere del bambino considerato un soggetto in pieno esercizio e non un adulto a venire. Questa rete iscrive il suo operato nell’ambito dell’Istituto Psicoanalitico del Bambino del Campo Freudiano che il 22 marzo 2025 a Parigi si radunerà sotto il titolo: “Fantasmi e sogni nel bambino”. 

In un testo di Helen Bonnaud che invita ai lavori di quella giornata ho trovato questa frase: “lì dove il bambino gioca, l'adulto fantasmatizza”, passaggio di una lezione di Jacques-Alain Miller che sono stato spinto a leggere e tradurre per saperne di più in merito a questa folgorante affermazione. 

Mi capita di suonare. In molte lingue il verbo suonare è lo stesso di giocare: to play, spielen, jouer, a conferma dell’intimo legame tra queste due attività. Legame che lo stesso Freud interroga in un testo ampiamente commentato da Jacques-Alain Miller in quella lezione: Il poeta e la fantasia. Che relazione sussiste tra il gioco di un bambino e la creazione artistica? Che differenza si può porre tra degli adulti che suonano in un gruppo e un bambino che gioca con uno strumento? Con cosa gioca un bambino? Con cosa gioca un adulto? E soprattutto, un adulto in presenza di un bambino che gioca, cosa ne fa di questo giocare? Un passaggio del recente film su Maria Montessori trovo riporti un’affinità con questa domanda: osserva e annota il giocare dei bambini. La balia è sorpresa dal loro essere assorti senza curarsi dell’assenza della madre. Montessori commenta: “Stanno lavorando”. Infatti il gioco è qualcosa di molto serio. Lo stesso Freud in quel testo considera che l’opposto del gioco non sia la serietà ma il reale. Dunque, Freud oppone gioco e reale. Ciò che conta è il processo, non il risultato. In musica l’improvvisazione ha aperto alla questione della differenza tra processo e opera. Attualmente sembrerebbe che il processo sia preso in senso giuridico: il fenomeno dei talent show mostra la preponderanza della valutazione dei giudici alla performance messa in scena. Che funzione ha questa valutazione permanente a cui si sottopone ogni attività apparentemente ludica? Si può considerare che giocare per un adulto sia difficile in quanto occorre svincolarsi dal suo fantasmatizzare che copre quel lavoro infantile? 

Non starò qui a rispondere. Chi è interessato potrà partecipare alla giornata del 7 dicembre dove i lavori presentati e discussi potranno fare luce su queste domande. 

Aggiungo delle considerazioni che prendo dal lavoro di traduzione. Jacques-Alain Miller parla di: gioco identificatorio, gioco perverso, gioco muto. Questo mi porta a proporre che nel gioco si tratta di qualcosa che rimanda ad una dimensione diversa dalla realtà, che con Lacan possiamo chiamare del significante, non senza il legame con la dimensione pulsionale dove c'è un oggetto in gioco, un oggetto muto che si tratta di usare per dare la parola al bambino.

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