J.-A. Miller, Los padres en la direction de la cure, Quarto, 63, 1997, p.11 «Pourquoi l’histoire familiale reste-t-elle inoubliable pour le sujet? […]. C’est la façon dont le sujet a été séparé de l’objet primordial, comment il a été affecté de cette perte, à travers quel traumatisme, souffrance, et ce qui a surgi pour lui de cette perte, quel fantasme en a surgi, quelle jouissance a été récupérée de cette catastrophe».
Trad. nostra: «Perché la storia familiare resta indimenticabile per il soggetto? È il modo in cui il soggetto è stato separato dall’oggetto primordiale, in che modo questa perdita l’ha colpito, attraverso quale trauma, quale sofferenza. E che è cosa è emerso per lui da questa perdita, quale fantasma ne è sorto, quale godimento è stato recuperato da questa catastrofe».
J.-A. Miller e A. Di Ciaccia, L’Uno-tutto-solo, Astrolabio, Roma, 2018, pp. 51-52. «L’oggetto piccolo a, come immaginario, abbraccia […] tutte le forme capaci di imprigionare il soggetto in nome del desiderio, dalla sua propria immagine allo specchio fino all’immagine in quanto tale […]. L’immaginario ha l’ampiezza della rappresentazione. La cosa più straordinaria è che Lacan ha utilizzato questa scrittura anche quando considerava che il fantasma coniugasse il simbolico e il reale, piuttosto che l’immaginario. Ha dunque spostato il suo oggetto a da un ordine all’altro, considerandolo traumatico e inassimilabile, ma nondimeno presente nel fantasma».
J.-A. Miller, Il filo del fantasma, in “La psicoanalisi”, n. 55, Astrolabio, Roma, 2014. «Credo di poter dire che la pulsione nel Seminario VI, come in La direzione della cura, designa un rapporto inconscio con il significante e non con l’oggetto. Il rapporto con l’oggetto non si situa sul piano della pulsione, ma su quello del desiderio, e grazie all’intermediario del fantasma». p.22.
«Solo tramite il desiderio si ha un rapporto con l’oggetto, e passando per il fantasma. In certo qual modo penso che finché Lacan ammetterà solo oggetti immaginari, ci sarà oggetto in senso proprio solo nel fantasma. Si volta pagina solo alla fine del Seminario VI». p. 22.
«Solo alla fine Lacan dà una sorta di colpo di timone, con un movimento improvviso che si verifica nel capitolo XXII. Nel filo che si tesse si comincia a vedere la pulsione riprendere i propri diritti e l’evocazione di uno statuto dell’oggetto che sia reale, dell’oggetto come reale. Questo statuto rimarrà così incerto che anche nel Seminario XIV La logica del fantasma, Lacan sorprenderà il suo pubblico dicendo che lo statuto dell’oggetto è uno statuto reale, e questo, se si vuole, compare già in alcune righe del Seminario VI». pp. 22-23.
«C’è il trattamento del sogno da parte di Freud [sogno del padre morto], che Lacan riprende, e c’è il trattamento del sogno da parte di Lacan. Il sogno Lacan lo tratta principalmente attraverso l’oggetto, e non attraverso il significante, e trattando il sogno attraverso l’oggetto […], implica nel sogno il fantasma» pp. 25-26.
J.-A. Miller, Une introduction à la lecture du Séminaire VI in La cause du désir, n. 86, Navarin, Paris, 2014. «Je crois pouvoir dire que la pulsion dans le Séminaire VI comme dans La direction de la cure, désigne un rapport inconscient au signifiant et non pas à l’objet. Le rapport à l’objet se situe au niveau, non pas de la pulsion, mais du désir, et ce, par l’intermédiaire du fantasme». p.64.
«C’est seulement avec le désir qu’on a un rapport à l’objet par le biais du fantasme. D’une certaine façon, tant que Lacan n’admettra d’objets qu’imaginaires, il n’y aura d’objets, à proprement parler, que dans le fantasme. La page ne se tourne qu’à la fin du Séminaire». p.64.
«C’est seulement à la fin que Lacan donne une sorte de coup de barre par un mouvement brusque qui se produit vers le chapitre XXII. Dans le fil, on commence à voir la pulsion reprendre ses droits et être évoqué un statut de l’objet qui soit réel, de l’objet comme réel. Et cela restera si peu assuré que, encore dans son Séminaire XIV, “La logique du fantasme”, Lacan surprendra son auditoire en disant que le statut de l’objet a, c’est un statut de réel». p.65.
«Il y a le traitement de ce rêve par Freud (rêve du père mort), que Lacan reprend et le traitement de ce rêve par Lacan. Lacan traite essentiellement ce rêve par l’objet et non pas par le signifiant. Et traitant le rêve par l’objet, il implique le fantasme dans le rêve». p.67.
J. Lacan, Il Seminario, libro I, Gli scritti tecnici di Freud [1953-1954], Einaudi, Torino, 2014. «Nel corpo materno il bambino si aspetta di incontrare un certo numero di oggetti, a loro volta, benché siano inclusi, provvisti di una certa unità, oggetti che possono essere pericolosi per lui […] Questi oggetti saranno certamente esteriorizzati, isolati da quel primo contenente universale, da quel primo grande tutto che è l’immagine fantasmatica del corpo della madre, impero assoluto della primitiva realtà infantile». p. 99.
«Attraverso questi primi giochi l’oggetto passa quasi naturalmente sul piano del linguaggio. Il simbolo emerge e diventa più importante dell’oggetto». p. 211.
J. Lacan, Le Séminaire, livre I, Les Écrits techniques de Freud [1953-1954], Seuil, Paris,1975. «Dans ce corps maternel, l’enfant s’attend à rencontrer un certain nombre d’objets, pourvus eux-mêmes d’une certaine unité encore qu’ils soient inclus, des objets qui peuvent être dangereux pour lui. […] Ces objets seront certes extériorisés, isolés, de ce premier contenant universel, de ce premier grand tout qu’est l’image fantasmatique du corps de la mère, empire total de la première réalité enfantine». p. 96.
«Par ces premiers jeux, l’objet passe comme naturellement dans le plan du langage. Le symbole émerge, et devient plus important que l’objet». p. 201.
J. Lacan, Il Seminario, libro III, Le psicosi [1955-1956], Torino, Einaudi 1985 e 2010, pp. 97-98. «La realtà, in quanto sottesa dal desiderio, è allucinata in partenza. La teoria freudiana della nascita del mondo oggettuale, della realtà […] comporta che il soggetto resti in sospeso riguardo a ciò che costituisce il suo oggetto fondamentale, l'oggetto del suo soddisfacimento essenziale […]. Ma questo principio di realtà lo si misconosce nella sua essenza […]: il soggetto non deve trovare l’oggetto del suo desiderio […] ma deve al contrario ritrovare l’oggetto, il cui insorgere è fondamentalmente allucinato […] Il soggetto ritrova solo, scrive Freud, un altro oggetto».
J. Lacan, Le Séminaire, livre III, Les Psychoses [1955-1956], Seuil, Paris, 1981, p. 98. «La réalité, pour autant qu’elle est sous-tendue par le désir, est au départ, hallucinée. La théorie freudienne de la naissance du monde objectal, de la réalité […] comporte que le sujet reste en suspension à l’endroit de ce qui fait son objet fondamental, l’objet de sa satisfaction essentielle. Mais ce principe de réalité, on le méconnait dans son essence. […] – le sujet n’a pas à trouver l’objet de son désir […] il doit au contraire retrouver l’objet, dont le surgissement est fondamentalement halluc iné. […] Le sujet ne retrouve jamais, écrit Freud, qu’un autre objet».
J. Lacan, Il Seminario, Libro XIV, La logica del fantasma [1966-67], Einaudi, Torino, 2024, p. 371. «Non l’ho inventato io, è stato Socrate: il desiderio è mancanza nella sua stessa essenza. Il suo senso è che non c’è oggetto che possa soddisfare il desiderio, sebbene vi siano oggetti che sono causa del desiderio».
J. Lacan, Le Séminaire, Livre XIV [1966-1967], La logique du fantasme, Seuil, Paris, 2023, p. 413. «Ce n’est pas moi qui l’ai inventé, c’est Socrate – le désir est manque dans son essence même. Le sens de ceci, c’est qu’il n’y a pas d’objet dont le désir se satisfasse, même s’il y a des objets qui sont causes du désir».
J. Lacan, Il simbolico, l’immaginario e il reale [1953], Dei Nomi-del-Padre, Einaudi, Torino, 2006, p. 20. «Si vede qui in che modo opera la prima padronanza – il bambino abolisce il suo giocattolo facendolo sparire. Questa ripetizione primitiva, questa scansione temporale fa sì che l’identità dell’oggetto sia mantenuta tanto nella presenza quanto nell’assenza.»
J. Lacan, Symbolique, Imaginaire et Réel, [1953], Des Noms-du-Père, Seuil, Paris, 2005, p. 41. «On voit comme agit la première maîtrise, l’enfant abolit son jouet, par la disparition. Cette répétition primitive, cette scansion temporelle fait que l’identité de l’objet est maintenue et dans la présence, et dans l’absence».
J. Lacan, Il Seminario, Libro IV, La relazione oggettuale [1956-57], Einaudi, Torino, 2007. «L’analisi insiste nell’introdurre una nozione funzionale dell’oggetto di tipo ben diverso da quella di puro e semplice corrispettivo del soggetto. Non si tratta di una pura e semplice coaptazione dell’oggetto rispetto a una certa domanda del soggetto. L’oggetto ha qui tutt’altro ruolo, è collocato, per così dire, su uno sfondo di angoscia. L’oggetto è lo strumento per mascherare, per parare, lo sfondo fondamentale di angoscia che nelle varie tappe dello sviluppo del soggetto caratterizza il suo rapporto con il mondo. È in questo modo che il soggetto deve essere caratterizzato a ciascuna tappa». p. 16.
J. Lacan, Il Seminario, Libro IV, La relazione oggettuale [1956-57], Einaudi, Torino, 2007, p. 9. «Freud ci indica che l’oggetto viene colto attraverso una ricerca dell’oggetto perduto. Quest’oggetto, che corrisponde a uno stadio avanzato della maturazione degli istinti, è un oggetto ritrovato, l’oggetto ritrovato del primo svezzamento, l’oggetto che è stato anzitutto il punto di aggancio dei primi soddisfacimenti del bambino».
J. Lacan, Le séminaire. Livre IV: La relation d’objet. [1956-1957], Seuil, Paris, 1994, p. 15. «Freud nous indique que l’objet est saisi par la voie d’une recherche de l’objet perdu. Cet objet qui correspond à un stade avancé de la maturation des instincts, est un objet retrouvé, l’objet retrouvé du premier sevrage, l’objet qui a été d’abord le point d’attache des premières satisfactions de l’enfant».
J. Lacan, Il Seminario, Libro IV, La relazione oggettuale [1956-57], Einaudi, Torino, 2007. «L’oggetto si presenta prima di tutto come ricerca dell’oggetto perduto. L’oggetto è sempre l’oggetto ritrovato, l’oggetto preso a sua volta in una ricerca […] l’oggetto allucinato su sfondo di realtà angosciante. È l’oggetto così come emerge dall’esercizio di quel che Freud chiama il sistema primario del piacere […] Del tutto opposta, nella pratica analitica, è la nozione di oggetto, che, in fin dei conti, si riduce al reale. Si tratta di ritrovare il reale. Quest’oggetto si stacca, non più su uno sfondo di angoscia, ma su uno sfondo di realtà comune […] Infine, il terzo tema in cui ci appare l’oggetto, se lo si segue in Freud, è quello della reciprocità immaginaria, vale a dire che il soggetto occupa contemporaneamente il posto del termine a cui si rapporta in ogni relazione del soggetto con l’oggetto. Così in fondo ad ogni relazione con l’oggetto, si trova l’identificazione con l’oggetto stesso.» p. 29.
«Un oggetto non è qualcosa di così semplice. Un oggetto è qualcosa che sicuramente si conquista e che, addirittura, come ci ricorda Freud, non si conquista mai senza che prima sia stato perduto. Un oggetto è sempre una riconquista». p. 373.
«Certamente, sappiamo bene, come esistono in quanto oggetti, dato che vanno a costruire nello psichismo del soggetto i veri confini millesimali - del desiderio nel caso del feticcio - dei suoi spostamenti, nel caso della fobia. L’oggetto, dunque, è nel reale, ma, al tempo stesso, ne è chiaramente distinto. D’altra parte, non è in nessun modo accessibile alla concettualizzazione, se non tramite la mediazione di questa formalizzazione significante.» p. 383.
J. Lacan, Il Seminario, Libro X, L’angoscia [1962-63], Einaudi, Torino, 2007, p. 188-189. «[L’oggetto a] è per l’appunto ciò che resiste a qualsiasi assimilazione alla funzione del significante, ed è proprio per questo che simbolizza quello che nella sfera del significante si presenta sempre come perduto […]. È precisamente questo scarto, questa caduta, ciò che resiste alla significantizzazione che si trova a costituire il fondamento del soggetto desiderante: non più soggetto del godimento, ma soggetto in quanto è sulla via della sua ricerca, che non è ricerca del proprio godimento. Ma è perché vuol fare entrare questo godimento nel luogo dell’Altro come luogo del significante che il soggetto si precipita, si anticipa come desiderante»
J. Lacan, Le Séminaire, Livre X, L'angoisse [1962-63], Seuil, Paris, 2004, p. 204. «Or [a] est justement ce qui résiste à toute assimilation à la fonction du signifiant, et c'est bien pour cela qu'il symbolise ce qui, dans la sphère du signifiant, se présente toujours comme perdu […] Or, c'est justement ce déchet, cette chute, ce qui résiste à la signifiantisation, qui vient à se trouver constituer le fondement comme tel du sujet désirant: non plus le sujet de la juissance, mais le sujet en tant que sur la voie da sa recherche, qui n’est pas recherche de sa juissance. Mais c’est à vouloir faire entrer cette juissance au lieu de l’Autre comme lieu du signifiant, que le sujet se précipite, s’anticipe comme désirant».
J.-A. Miller, Clinique ironique, in La Cause freudienne, n. 23, version CD-ROM, février 1993, p. 8. «L’objet a est une élaboration symbolique du réel qui, dans le fantasme, tient la place du réel, mais elle n’en est qu’un voile». Trad. nostra: «L’oggetto a è un’elaborazione simbolica del reale che, nel fantasma, occupa il posto del reale, ma essa non è che un velo».
H. de la Bouillerie, Punto d'angoscia e punto di desiderio, una distinzione illuminante, Hebdo-blog del 21 marzo 2021. «La distinzione tra questi due punti, angoscia e desiderio, è illuminante nel lavoro con i bambini. Indica che non ci si separa dall'Altro, ci si separa in primis da un oggetto. Spesso, nella pratica istituzionale con i bambini, si insiste sulla necessità di separare la madre dal bambino, a volte, si vuole separare gli spazi in modo forzato […]. Non è sempre possibile né per il bambino né per la madre. Per noi, si tratta in primo luogo di poter reperire quale oggetto lega il bambino al fantasma che egli sta costruendo»
H. de la Bouillerie, Point d'angoisse et point de désir, une distinction éclairante, Hebdo-blog del 21 marzo 2021. «Cette distinction entre ces deux points, angoisse et désir, est éclairante dans le travail avec les enfants. Elle indique que l'on ne se sépare pas de l'Autre, on se sépare d'abord d'un objet. Bien souvent, dans la pratique institutionnelle avec les enfants, on insiste sur la nécessité de séparer la mère de l'enfant, on veut séparer les espaces parfois de manière forcée […]. Cela n'est pas toujours possible ni pour l'enfant ni pour la mère. Pour nous il s'agit de pouvoir repérer quel objet lie l'enfant à son fantasme qu'il est en train de construire».
É. Laurent, La battaglia dell’autismo, Quodlibet, Macerata 2013, p. 18. «I Lefort hanno insistito nel rifiuto di orientarsi con la così detta ‘relazione oggettuale’ e, in accordo con il Seminario IV, si sono orientati piuttosto sulla ‘mancanza d’oggetto’. In questo seminario Lacan ha criticato l’approccio della psicoanalisi inglese che, mettendo l’accento su uno scambio reciproco tra il soggetto e il suo partner, tramite l’intermediazione di un oggetto, faceva dimenticare la correlazione, centrale nell’approccio freudiano, tra l’oggetto e la sua perdita. Esso introduce il soggetto non allo scambio, ma a un niente. In compenso il reale non manca di niente. Solo la ‘mancanza d’oggetto’ articola questi due livelli del soggetto e del reale».