S. Freud, La perdita di realtà nella nevrosi e nella psicosi, Opere, vol. 10 [1924-1929], Bollati Boringhieri, Torino 1989, p. 43. «La netta distinzione tra nevrosi e psicosi si attenua […] per il fatto che anche nella nevrosi non mancano i tentativi di sostituire la realtà indesiderata con una realtà più consona ai propri desideri. La possibilità di far questo è offerta dall'esistenza del mondo della fantasia».
J.-A. Miller, in M. Focchi (a cura di) Delucidazioni su Lacan, Antigone Edizioni, Torino 2008, pp. 298-299. «Ha un effetto chiarificatore dimenticare per un po’ le nostre categorie ‒ sogni, racconti, fiabe ‒ e mettere tutto insieme dicendo che si tratta di produzioni fantasmatiche […] perché consente di ricomporre l’unità del materiale di osservazione. Lacan dice che la cosa interessante dei fantasmi del piccolo Hans è che sono equivalenti ai miti, sono una mitologia personale, al punto che assistiamo a una rapida trasformazione dei suoi fantasmi. Negli adulti appare in modo più netto un fantasma prevalente, e se ne vede meglio la cristallizzazione. La cosa divertente è che il piccolo Hans si occupa del pene con una varietà di fantasmi straordinaria».
J.-A. Miller, « L’orientation lacanienne. Du symptôme au fantasme, et retour », enseignement prononcé dans le cadre du département de psychanalyse de l’université Paris 8, leçon du 24 novembre 1982, inédit. «Là où l’enfant joue, l’adulte fantasme». Trad. nostra: «Lì dove il bambino gioca, l’adulto fantasmatizza».
G. Rodari, Grammatica della fantasia. Introduzione all’arte di inventare storie, Einaudi, Torino, 2001. «Qui si parla di modi di […] aiutare i bambini a inventare le loro storie […], vi si tratta solo dell’invenzione per mezzo delle parole. “Tutti gli usi della parola a tutti” mi sembra un buon motto, non perché tutti siano artisti, ma perché nessuno sia schiavo».
J.-A. Miller, Propos sur La logique du fantasme, La Cause du désir, 114, p. 69. «De manière schématique, disons que le fantasme a un triple statut. D’abord, le fantasme comme rêverie […] il s’agit de rêveries qu’on fait en solitaire, en conscience […]. Le deuxième sens est plus délicat: il s’agit du fantasme comme moyen de jouissance – solitaire, là aussi […]. Le troisième sens est le plus complexe: le fantasme inconscient, le fantasme dit fondamental, donne son cadre à toute la vie mentale du sujet et se découvre au cours de la cure».
Trad. nostra: «In modo schematico diciamo che il fantasma ha un triplo statuto. Primo, il fantasma come rêverie […] si tratta di rêveries che si fanno in solitudine, coscienti […]. Il secondo senso è più delicato: si tratta del fantasma come modo di godimento, anche questo solitario […]. Il terzo senso è il più complesso: il fantasma inconscio, il fantasma detto fondamentale inquadra tutta la vita mentale del soggetto e lo si scopre nel corso della cura».
J.-A. Miller, Donc, La lógica de la cura, Los cursos psicoanaliticos de Jacques-Alain Miller, Buenos Aires, Paidós, lezione del 11/5/1994, p. 347. «Il fantasma […] è l’associazione più delicata e squisita tra il significante e ciò che resta del godimento […] una congiunzione tra il soggetto e il godimento […]. Ma è anche una cattiva congiunzione in quanto è vincolata a un disconoscimento – che sostiene il desiderio ma eclissa la pulsione».
J.-A. Miller e A. Di Ciaccia, L’Uno-tutto-solo, Astrolabio, Roma, 2018, p. 126. «Freud, anche se aveva fatto del fantasma un paradigma, com’è Ein Kind wird geschlagen, Un bambino viene picchiato, non ne faceva il fantasma. È Lacan ad aver inventato il fantasma, che ha qualificato una sola volta (anche se noi lo abbiamo ripreso mille volte) con il termine di “fondamentale”. E ha fatto questo per ottenere un analogo del reale. Reale su cui si può pensare che la parola abbia effetto. J.-A. Miller e A. Di Ciaccia,
L’Uno-tutto-solo, Astrolabio, Roma 2018, p. 46. «Il fantasma, così come lo scrive Lacan: ($ ◊ a). Nella sua scrittura iniziale il fantasma unisce due elementi eterogenei: il soggetto barrato, che è dell’ordine del significante, e l’altro elemento che proviene da una scrittura immaginaria alla quale, in seguito, Lacan conferirà il valore di reale. Nell’insegnamento di Lacan il fantasma svolge il ruolo di schema tra ricettività del godimento e spontaneità del gioco dei significanti».
J.-A. Miller, Los signos del goce, Los cursos psicoanalíticos de J.-A. Miller [1986-1987], Buenos Aires, Paidòs, 1999, lezione del 1 aprile 1987, pp. 285-286. «All’inizio Lacan qualificò di immaginario questo effetto del fantasma dato che nell’immaginario del fantasma si tratta a prima vista dell’io e delle differenti immagini che gli sono correlate […]. Lacan constatò che […] non si doveva introdurre l’io ma il soggetto, il soggetto del significante».
J.-A. Miller, Note sulla logica del fantasma, La Cause du désir, 114, pp. 69-70. «($ ◊ a). $ c’est le sujet; la losange désigne un ensemble de relations; a est un objet. Le sujet est barré, fendu par l’inconscient, lequel est constitué par des pensées où le sujet ne peux pas dire Je. Comme Lacan le formule, je pense là où je ne suis pas. Le losange signifie ici que le sujet est fasciné, fixé par ce fameux objet a […]. Le sujet s’efface devant cet objet a qui le fascine».
Trad. nostra: «($ ◊ a) $ è il soggetto; la losanga designa un insieme di relazioni; a è un oggetto. Il soggetto è barrato, diviso dall’inconscio che è costituito da pensieri dove il soggetto non può dire Io. Come dice Lacan, io penso là dove non sono. La losanga significa qui che il soggetto è affascinato, fissato da questo oggetto a […]. Il soggetto si cancella davanti a questo oggetto a che lo affascina».
J.-A. Miller, «L’orientation lacanienne. Du symptôme au fantasme, et retour », enseignement prononcé dans le cadre du département de psychanalyse de l’université Paris 8, leçon du 8 décembre 1982, inédit «Si le fantasme prend une place fondamentale pour le sujet, c’est qu’il est appelé à combler le trou du sujet […] impliqué par la chaîne signifiante. C’est là une solution théorique pour situer le fantasme qui a une grande élégance et une grande nécessité».
Trad. nostra: «Se il fantasma assume un posto fondamentale per il soggetto è perché è chiamato a colmare il buco del soggetto […] implicato nella catena significante. Ecco una soluzione teorica per situare il fantasma dotata di una grande eleganza e di una grande necessità».
J.-A. Miller e A. Di Ciaccia, L’Uno-tutto-solo, Astrolabio, Roma 2018, p. 166. «La causalità simbolica ha un effetto maggiore, che Lacan ha chiamato fantasma. Egli ha riconosciuto nel fantasma isolato da Freud (entità immaginaria, ma articolata al significante) l’effetto maggiore della causalità psichica. È a partire dal fantasma che ha pensato che si decifrasse la causa e ha lì spostato i poteri che attribuiva all’imago. Si disegna qui un percorso che va dall’imago al fantasma».
J.-A. Miller, «L’orientation lacanienne. Du symptôme au fantasme, et retour », enseignement prononcé dans le cadre du département de psychanalyse de l’université Paris 8, leçon du 23 février 1983, inédit «Qu’est-ce qui permet au sujet de se croire Un? Ce n’est pas simplement le stade du miroir. Quelle est la vraie formule du stade du miroir ? Est-ce que c’est simplement a–a’, comme Lacan l’a dit pour commencer ? La vraie formule du stade du miroir, en tant que c’est ce qui permet au sujet de se croire complet, c’est celle du fantasme […] parce que c’est avec le fantasme que le sujet, qui est sujet du langage comme divisé, conjoint avec petit a sa propre division».
Trad. nostra: «Che cosa permette al soggetto di credersi Uno? Non è semplicemente lo stadio dello specchio. Qual è la vera formula dello stadio dello specchio? È forse semplicemente a-a’ come diceva Lacan inizialmente? La vera formula dello stadio dello specchio, in quanto è ciò che permette al soggetto di credersi completo, è quella del fantasma […] perché è con il fantasma che il soggetto, che è diviso in quanto soggetto del linguaggio, congiunge la sua propria divisione con piccolo a».
J. Lacan, Il Seminario, Libro XX, Ancora [1972-1973], Einaudi, Torino 2011, p. 75. «Il fantasma in cui il soggetto è preso è in quanto tale il supporto di quello che nella teoria freudiana viene esplicitamente chiamato principio di realtà».
J. Lacan, Il Seminario, Libro XIV, La logica del fantasma, [1966-1967], Einaudi, Torino 2024, p. 377. «Occorre infatti che il fantasma vi venga messo in gioco, vi venga interessato, quantomeno per compiere i passi iniziali, per mettere ordine nella pièce».
J. Lacan, Allocuzione sulle psicosi infantili [1967], Altri scritti, Einaudi, Torino 2013, p. 362. «Il valore della psicoanalisi è di operare sul fantasma. Il grado della sua riuscita ha dimostrato che si giudica lì la forma che assoggetta come nevrosi, perversione o psicosi. Attenendosi semplicemente a questo, ne consegue che il fantasma fa da cornice alla realtà: è ovvio! E che è impossibile spostarlo, se non per il margine lasciato dalla possibilità di esteriorizzazione dell’oggetto a. […] Un oggetto che richiede la ripresa di tutto il discorso sulla causa.
J. Lacan, Allocution sur les psychoses de l’enfant, Autres écrits, Paris, Seuil 2001, p. 366. «La valeur de la psychanalyse, c’est d’opérer sur le fantasme. Le degré de sa réussite a démontré que là se juge la forme qui assujettit comme névrose, perversion ou psychose. D’où se pose à seulement s’en tenir là, que le fantasme fait à la réalité son cadre: évident là! Et aussi bien impossible à bouger, n’était la marge laissée par la possibilité d’extériorisation de l’objet a. […] Un objet qui nécessite la reprise de tout le discours sur la cause».
J. Lacan, Il Seminario, Libro XIV, La logica del fantasma [1966-1967], Torino, Einaudi, 2024, p. 13. «Come definiremo quindi il termine realtà? Come quello che ho poc’anzi chiamato ciò che è pronto-a-portare-il-fantasma, vale a dire ciò che costituisce il suo ordine. Vedremo allora che la realtà, tutta la realtà umana, non è altro che un montaggio del simbolico e dell’immaginario».
J. Lacan, Le Séminaire, Livre XIV, La logique du fantasme, Paris, Seuil 2023, p. 20. «Comment définirons-nous réalité? […] le prêt-à-porter-le fantasme – c’est à dire ce qui fait son ordre. Nous verrons alors que la réalité, toute la réalité humaine, n’est rien d’autre que montage du symbolique et de l’immaginaire».
R. Avraham Mandil, Faire du sinthome un escabeau, La Cause du désir, 94, 2016, p. 133 «Le fantasme peut être considéré comme l’escabeau fondamental […]. Par ailleurs, on peut dire que la consistance mentale du corps trouve également appui sur l’escabeau-fantasme […]. L’escabeau-fantasme peut donc être considéré comme un cadre à travers lequel le sujet entend s’assurer de sa cohérence corporelle, s’installant comme objet au lieu même où se localise le point de fuite du sens fantasmatique. Nous pouvons dire que l’escabeau est sa fenêtre sur le monde».
Trad. nostra: «Il fantasma può essere considerato come lo sgabello fondamentale […]. D’altra parte si può dire che anche la consistenza mentale del corpo trova appoggio sullo sgabello-fantasma […]. Lo sgabello-fantasma può dunque essere considerato come una cornice attraverso la quale il soggetto intende assicurarsi della sua consistenza corporale installandosi come oggetto nello stesso luogo in si localizza il punto di fuga del senso fantasmatico. Possiamo dire che lo sgabello è la sua finestra sul mondo».
J.-A. Miller e A. Di Ciaccia, L’Uno-tutto-solo, Astrolabio, Roma, 2018, p. 51. «È sufficiente riferirsi al fantasma Un bambino viene picchiato di Freud per veder messa in scena una rappresentazione immaginaria nella quale si fa sentire la presenza di una frase articolata».
J. Lacan, La logica del fantasma [1969], Altri scritti, Einaudi, Torino, 2013, p. 322. «Per il soggetto non [c’è] altra entrata nel reale che il fantasma […]. Il fantasma è una frase, sul modello di un bambino viene picchiato, frase che Freud non ha gettato ai porci […]. Il fantasma […] si ritrova in strutture di nevrosi molto diverse […]. Vi svolge la funzione di assioma, […] figurandovi in modo costante. Il più piccolo insieme, nel senso matematico del termine, insegna abbastanza perché un analista, se vi si esercita, trovi il suo bandolo. Reso così alla tastiera logica, il fantasma gli farà sentire meglio il posto che egli occupa per il soggetto. Si tratta dello stesso posto che la tastiera logica indica, ed è il posto del reale».
J. Lacan, Il Seminario, Libro XIV, La logica del fantasma, [1966-1967], Einaudi, Torino 2024, p. 107. «Un bambino viene picchiato. Nessun commento, nessun metalinguaggio potrà rendere conto di ciò che viene presentato al mondo in una simile formula. Nulla può duplicarlo o spiegarlo. La struttura della frase Un bambino viene picchiato non si commenta, essa si mostra […]. Non c’è altro modo di far funzionare l’Io in quanto essere al mondo, nonché la sua relazione con il mondo, che non sia passare per la struttura grammaticale, la quale non è altro che l’essenza dell’Es.» «Prendendo a modello Un bambino viene picchiato, affermo che il fantasma non è altro che un arrangiamento significante, del quale ho dato la formula accoppiando il piccolo a a S barrato.