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Fantasma e reale

J. Lacan, Il Seminario, Libro XIV, La logica del fantasma [1966-1967], Einaudi, Torino 2024, p. 13. «Il desiderio, che si trova al centro di questo dispositivo, di questo quadro che abbiamo chiamato realtà, è anche, come da sempre ho articolato, ciò che copre quello che, per esser precisi, è il reale. È importante distinguere il reale dalla realtà umana. Esso è sempre soltanto intravisto – si intravede quando vacilla la maschera del fantasma». 

J. Lacan, Le Séminaire, Livre XIV, La logique du fantasme, Paris, Seuil 2023, p. 20. Le désir, qui est au centre de cet appareil, de ce cadre, que nous avons appelé réalité, est aussi bien […] ce qui couvre […] le réel. Le réel, il importe de le distinguer de la réalité humaine. Il n’est jamais qu’entr’aperçu - entr’aperçu quand le masque vacille qui est celui du fantasme».

J.-A. Miller e A. Di Ciaccia, L’Uno-tutto-solo, Astrolabio, Roma 2018, p. 36. «In primo luogo il fantasma è, per il soggetto, ciò che fa da schermo rispetto al reale […] ma anche rispetto al proprio essere di soggetto […]. Il fantasma, tuttavia, non è solo uno schermo ma è anche una finestra sul reale […]. Cito il Lacan della Proposta del 9 ottobre 1967 anche se cambio un po’ la frase: “Il fantasma è ciò in cui si costituisce per ciascuno la propria finestra sul reale”. In questo senso il fantasma è una funzione del reale, una funzione soggettivata, singolarizzata. È il reale per ciascuno».   

J.-A. Miller e A. Di Ciaccia, L’Uno-tutto-solo, Astrolabio, Roma 2018, p. 253 «Il fantasma è insieme una formazione dell’inconscio e una produzione dell’Es, sebbene non risponda alle regole delle formazioni dell’inconscio propriamente dette. Ecco perché Lacan l’ha introdotto in un Seminario intitolato La logique du fantasme, […] questa logica è fatta dalla congiunzione e dalla disgiunzione dell’inconscio e dell’Es. Completato dall’Es, il fantasma non implica solamente desiderio e verità, ma anche pulsione e godimento […]. Nella consistenza clinica del fantasma, la coppia pulsione/godimento si inscrive dunque in parallelo a quella verità/desiderio». 

J. Lacan, Il Seminario, Libro XVII, Il rovescio della psicoanalisi [1969-1970], Einaudi, Torino 2001, p. 55. «Se c'è qualcosa che l'esperienza analitica ci insegna è proprio quel che riguarda il mondo del fantasma. Se in verità non pare che esso sia mai stato affrontato prima dell'analisi, è perché non si sapeva assolutamente come riuscire a districarsene, se non ricorrendo alla stramberia, all'anomalia da cui provengono questi termini, questo appuntare con nomi propri che ci fanno chiamare masochismo questo, sadismo quello. […] Ma una cosa resta comunque radicale - l'associazione, in ciò che sta alla base e alla radice stessa del fantasma, di questa gloria […] del marchio. Parlo del marchio sulla pelle, da dove si ispira in questo fantasma quel che non è altro che un soggetto che si identifica come oggetto di godimento».   

J.-A. Miller, Los signos del goce, Los cursos psicoanalíticos de J.-A. Miller [1986-1987], Buenos Aires, Paidòs, 1999, lezione del 11 marzo 1987.  Trad. nostra: «L’alienazione mette in rilievo il soggetto del significante mentre la separazione enfatizza il soggetto del godimento […]. L’alienazione è in effetti una rappresentazione […]. Nella seconda operazione invece non si può dire che il soggetto sia rappresentato, si può dire solamente che è […]. Pertanto dobbiamo articolare e al tempo stesso distinguere l’identificazione per rappresentazione, che fissa il soggetto rispetto a S1, da questa identificazione con l’oggetto». pp. 242-243.   
Trad. nostra: «La formula del fantasma scrive in effetti la relazione del soggetto con il godimento, però lo fa in una forma immaginaria dal momento che, quando il soggetto si ubica rispetto ad a, il fantasma si confonde con la pulsione». p. 246. 
Trad. nostra: «Il fantasma fondamentale si costruisce nello stesso tempo in cui si interpreta il sintomo, vale a dire a mano a mano che gli effetti di verità sono progressivamente riferiti al significante […], all'S1 che li induce. Così si dis-immaginarizza il fantasma. In questo senso la costruzione del fantasma fondamentale equivale alla sua riduzione alla sua pulsione». p. 251.   

J.-A. Miller, Los signos del goce, Los cursos psicoanalíticos de J.-A. Miller [1986-1987], Buenos Aires, Paidòs, 1999, lezione del 18 marzo 1987, p. 263.  Trad. nostra: «Il fantasma come composto svolge la funzione di insegna dal momento che sembra caratterizzare l’inerzia fondamentale del soggetto. A partire da questa articolazione Lacan lavora attorno al problema dell’articolazione tra l’identificazione e il fantasma».     

J.-A. Miller e A. Di Ciaccia, L’Uno-tutto-solo, Astrolabio, Roma, 2018, p. 127. «Il fantasma come l’assioma dei sintomi, vale a dire che lo si ritrova allo stesso posto nei diversi sintomi di cui il soggetto patisce. Evidentemente il fantasma fondamentale non si interpreta, ma serve piuttosto da strumento per l’interpretazione: l’interpretazione viene fatta infatti in funzione del fantasma al quale si dà dunque il ruolo di reale». 

J.-A. Miller e A. Di Ciaccia, L’Uno-tutto-solo, Roma, Astrolabio, 2018, pp. 126-128. «Il fantasma è reale, dato che per il soggetto ritorna sempre allo stesso posto. Il soggetto della parola è veicolato di significante in significante, ma si trova fermato dall’oggetto piccolo a, congelato in quel posto. Ciò che è reale nel fantasma è piccolo a, perché fissa il soggetto ed è costante. Di questa costanza, Lacan pensa di ottenere l’equivalente della fissazione di reale che era in gioco in quello che Freud aveva isolato a proposito della pulsione».   

J. Lacan, Il Seminario, Libro XIV, La logica del fantasma, [1966-1967], Einaudi, Torino 2024,  p. 376. «Il fantasma ha due caratteristiche: la presenza di un oggetto a e, d’altra parte, ciò che genera il soggetto come $, e cioè una frase […]Ecco perché Un bambino viene picchiato è tipico. Un bambino viene picchiato non è nient’altro che l’articolazione significante Un bambino viene picchiato – salvo che, leggete il testo, su di essa aleggia, impossibile da eliminare, lo sguardo».

A. D. Ciaccia, Nota sul bambino e la psicosi in Lacan, “La Psicoanalisi”, 1, 1987, pp. 108-109. «[...] il fantasma è ciò per cui il sintomo implica godimento per un soggetto [...]: non c'è sintomo senza fantasma».   

Yasmine Grasser, L’impensé de la sexualité infantile, La Cause du désir, 114, Paris, Navarin Editeur, 2023, p. 197. «De fait, à partir de Freud, la sexualité infantile étant un impensé qui a fait trou dans le savoir, à partire de la mise à jour par Lacan de la fonction du trou, elle est réduite à un impensable que ne peut être que situé comme l’un des points aveugles de toute civilisation». 
Trad. nostra: «Presa da Freud come un impensato che ha fatto buco nel sapere, e messa in luce da Lacan attraverso la funzione del buco, di fatto la sessualità infantile è ridotta a un impensabile che non può essere situata se non come uno dei punti ciechi di ogni civilizzazione». 

S. Freud, Romanzo familiare nei nevrotici [1909], Opere, vol. 5, Bollati Boringhieri, Torino 1989, p. 472. «Ѐ tipica delle nevrosi e di ogni talento superiore un’eccezionale attività fantastica, che si manifesta dapprima nei giochi dei bimbi e che, all’incirca dalla tarda fanciullezza, si impadronisce del tema delle relazioni familiari». 
Freud S., «Le roman familial des névrosés» (1909), Névrose, psychose et perversion, Paris, PUF, 2005, p. 158. «Une activité fantasmatique particulièrement importante est en effet inhérente à la nature de la névrose ainsi qu’à celle de toute personnalité supérieurement douée; cette activité se manifeste tout d’abord dans les jeux de l’enfance, pour s’emparer ensuite, à partir environ de l’époque pré pubertaire, du thème des relations familiales».

H. Bonnaud, L’inconscio del bambino, dal sintomo al desiderio di sapere, Quodlibet, Macerata, 2018, p. 36. «Il romanzo familiare è il nome che Freud ha dato a una costruzione fantasmatica [...].
Esso testimonia una discrepanza tra la realtà familiare e quella che il bambino può raccontarsi». 
Bonnaud H., L’Inconscient de l’enfant. Du symptôme au désir de savoir, Paris, Navarin / Le Champ freudien, 2013». «Le roman familial est le nom que Freud a donné à une construction fantasmatique […]. Il témoigne d’une différence entre la réalité familiale et celle que l’enfant peut se raconter». p. 37   
«Il vantaggio di tale costruzione è quello di estrarsi dalla propria storia per vagheggiarne un'altra che può apparire, per esempio, sotto la maschera del bambino trovato, o del bambino adottato. Questo tema equivale a un fantasma del bambino venuto d'altrove, fuori dai legami conosciuti. Introduce il mondo esterno nel suo immaginario». p. 36.
«L’intérêt de cette construction [du roman familial] est de s’extraire de son histoire propre pour en rêver une autre qui peut apparaître, par exemple, sous le masque de l’enfant trouvé, ou de l’enfant adopté. Ce thème équivaut à un fantasme d’enfant venu d’ailleurs, hors des liens connus. Il introduit le mo nde extérieur dans son imaginaire». p. 38. 

J. Lacan, Il seminario, libro I, Gli scritti tecnici di Freud [1953-1954], Einaudi, Torino 2014, p. 43.  «[Freud] si rende conto che è una nozione estremamente ambigua, giacché l’evidenza clinica palesa come la faccia fantasmatica del trauma sia infinitamente più importante della sua faccia evenemenziale». 
Lacan J., Le Séminaire, livre I, Les Écrits techniques de Freud (1953-1954), texte établi par J.- A. Miller, Paris, Seuil, 1975, p. 45.  «[Freud] s’aperçoit que le trauma est une notion extrêmement ambiguë, puisqu’il apparaît, selon toute évidence clinique, que sa face fantasmatique est infiniment plus importante que sa face événementielle».   

J.-A. Miller, Il filo del fantasma, La Psicoanalisi, 55, Astrolabio, Roma 2014, p. 24. «Il soggetto ricorre al fantasma quando ha a che fare con l’opacità del desiderio del grande Altro, dove questa opacità, questa illeggibilità ha come effetto la Hilflosigkeit freudiana, la disperazione del soggetto. È lì che il soggetto ricorre al fantasma come difesa» 

J.-A. Miller, Une introduction à la lecture du Séminaire VI, La Cause du désir, 86/2014, pp. 61-72 «Quand le sujet a affaire à l'opacité du désir du grand Autre et que cette opacité, son illisibilité, a pour effet l'Hilflosigkeit freudienne, la détresse du sujet, c'est alors qu'il a recours au fantasme comme à une défense».     

Guy Briole, Honte et traumatisme, Quarto, 63, 1997, Traume et fantasme, p. 21. «Le fantasme, c’est ce qui vient comme réponse au trauma, constitutif du sujet lui-même. C’est l’entrée dans le langage qui est traumatique, c’est l’intrusion de ce signifiant premier – S1 – en rapport avec le manque de signifiant dans l’Autre, S (A barré). Le fantasme est une réponse qui tente d’inscrire la jouissance dans l’Autre. C’est une autre manière de dire que pour une part le fantasme protège du réel dont il est le représentant. C’est aussi une façon de désigner « le fantasme comme guérison du trauma». 
Trad. nostra: «Il fantasma è ciò che giunge come risposta al trauma, costitutivo del soggetto stesso. L’entrata nel linguaggio è traumatica, è l’intrusione di questo significante primo, S1, in rapporto con la mancanza di significante nell’Altro, S di A barrato. Il fantasma è una risposta che tenta di inscrivere il godimento nell’Altro. Ѐ un altro modo per dire che da una parte il fantasma protegge dal reale di cui è il rappresentante. È anche un modo di designare il fantasma come guardigione dal trauma».   

P. Hellebois, in Quarto, 63, 1997, Traume et fantasme, p.3. «Le trauma devient ainsi ce qui désigne la rencontre du sujet avec le réel et le fantasme la réponse symbolique et imaginaire qu’elle entraîne». 
Trad. nostra: «Il trauma diventa così ciò che designa l’incontro del soggetto con il reale e il fantasma la risposta simbolica e immaginaria che ne consegue».

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