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Obiezioni alla perdita

J.-A. MillerPrefazione, in H. Bonnaud, L’inconscio del bambino, dal sintomo al desiderio di sapere, Quodlibet, Macerata, 2018, p. 11. «“L’uomo è nato libero, e ovunque è in catene”. Niente è più falso. L’uomo nasce in catene. È prigioniero del linguaggio, e il suo primo statuto è quello di essere oggetto. Se è fortunato, oggetto causa del desiderio dei suoi genitori. Se non lo è, scarto dei loro godimenti». 
J.-A. Miller, Préface, in Bonnaud H., L’Inconscient de l’enfant. Du symptôme au désir de savoir, Paris, Navarin, Paris, 2013, p. 11. «“L’homme est né libre, et partout il est dans les fers”. Rien n’est plus faux. L’homme naît dans les fers. Il est prisonnier du langage, et son statut premier est d’être objet. Cause du désir de ses parents, s’il est chanceux. S’il ne l’est pas, déchet de leurs jouissances».   

J. Lacan, Nota sul bambino [1969], in Altri Scritti, Einaudi, Torino, 2013, pp. 367-368. «L’articolazione si riduce di molto quando il sintomo che risulta dominante attiene alla soggettività della madre. In questo caso il bambino è interessato direttamente come correlativo di un fantasma. La distanza tra l’identificazione con l’ideale dell’io e la parte presa dal desiderio della madre, se non ha alcuna mediazione (quella che assicura normalmente la funzione del padre) lascia il bambino aperto a tutte le catture fantasmatiche. Egli diventa “l’oggetto” della madre, e non ha altra funzione ormai che di rivelare la verità di questo oggetto. Il bambino realizza la presenza di quello che Jacques Lacan designa come l’oggetto a nel fantasma.» 
J. Lacan, Note sur l’enfant, [1969], in Autres écrits, Seuil, Paris, 2001, p. 373. «L’articulation se réduit de beaucoup quand le symptôme qui vient à dominer ressortit à la subjectivité de la mère. Ici, c’est directament comme corrélatif d’un fantasme que l’enfant est intéressé. La distance entre l’identification à l’idéal du moi et la part prise du désir de la mère, si elle n’a pas de médiation (celle qu’assure normalement la fonction du père) laisse l’enfant ouvert à toutes les prises fantasmatiques. Il devient l’« objet » de la mère, et n’a plus de fonction que de révéler la vérité de cet objet. […] L’enfant réalise la présence de ce que Jacques Lacan désigne comme l’objet a dans le fantasme». 

A. Di Ciaccia, Nota sul bambino e la psicosi in Lacan, in La Psicoanalisi, n. 1, Astrolabio, Roma, 1987, pp. 108-109. «Il fantasma è ciò per cui il sintomo implica godimento per un soggetto […]: non c’è sintomo senza fantasma. E l’oggetto del fantasma non è l’oggetto parziale (che è dell’ordine del significante né l’oggetto transizionale (che è dell’ordine dell’immaginario) ma questo oggetto reale che si deve situare nel registro, logico, della causa. Com’è implicato questo oggetto nel bambino psicotico? Secondo Lacan, questo oggetto non è separato dal corpo del bambino: nella psicosi infantile c’è simbiosi, non tra il bambino e la madre ma tra questo oggetto e il corpo del bambino, per il fatto che il significante non funziona per separarli (preclusione della metafora paterna)». 

J.-L. Gault, Oggetto voce in tasca, in AA.VV., Scilicet, gli oggetti a nell’esperienza analitica, Quodlibet, Macerata, 2008, p. 255. «Inscrivere l’Altro nel proprio godimento implica situare nel luogo dell’Altro l’oggetto del quale la pul sione farà il giro per ottenere la sua soddisfazione […] qualunque sia l’oggetto d’amore, quello del desiderio o quello della pulsione, l’oggetto è, per il soggetto, definitivamente perduto. Ѐ almeno così nei nevrotici e nei perversi, che sono le strutture cliniche in cui l’oggetto è perduto, ed è ciò che chiamiamo castrazione. Il nevrotico si impegna a ritrovare questo oggetto chiedendolo all’Altro o facendoselo domandare. Il perverso si applica, in una manovra singolare, a restituirlo all’Altro per assicurare il suo godimento, quello dell’Altro. Il soggetto psicotico fa obiezione a questa sottrazione […]: la struttura clinica in cui l’oggetto non è perduto».


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